Dopo due sedute andate a vuoto, un duro scontro istituzionale tra i Presidenti di Camera e Senato, e mentre su tutto incombe quel conflitto di interessi che da anni segna pesantemente la nostra libertà di informazione e rappresenta una ferita per il nostro sistema democratico, la Commissione di vigilanza Rai ha eletto i sette esponenti del Cda Rai di sua competenza. Quattro in quota Pdl, due in quota Pd (anche se indicati da alcune associazioni) e uno in quota Udc. E mentre andava in scena questa ennesima brutta figura della politica, il centrodestra a tutto sembrava interessato meno che a garantire, attraverso nomine di qualità, il buon funzionamento del servizio pubblico radiotelevisivo, la più grande industria culturale del Paese.
Uno spettacolo sconsolante, con colpi di scena ad effetto come la sostituzione in corsa di un membro della commissione in quota Pdl non ritenuto sufficientemente affidabile.
Nel complesso, l’intera vicenda rappresenta l’ennesimo schiaffo ai lavoratori e agli utenti della Rai, a chi crede nella funzione del servizio pubblico, nella necessità che ritrovi la sua mission originale. Non è bastata la fine del governo Berlusconi per liberare la Rai e l’informazione.
Ancora una volta la nostra democrazia ne esce un po’ più acciaccata.
E’ arrivato il momento di sostituire la legge Gasparri, che tanti guasti continua a produrre, con una vera e partecipata riforma del sistema radiotelevisivo pubblico, in grado di valorizzare le tante competenze di cui dispone mettendole al servizio dei cittadini, a cui va restituito nella su interezza il diritto a informare ed essere informati.
05.07.2012
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