Il contributo libero, fine della Scuola Pubblica?

Il contributo libero, fine della Scuola Pubblica?

di Roberto Campanelli dell’esecutivo nazionale Unione degli Studenti. 

La scuola gratuita e di massa è in pericolo? Ce ne eravamo accorti da tempo, e probabilmente non si è mai realizzata. Forse perchè siamo uno dei paese con l'evasione e il tasso di abbandono scolastico più alti di quest'Europa (stimato tra il 18% e il 20% da più fonti), che qualche anno fa parlava attraverso il Trattato di Lisbona di ridurre questo dramma sociale del 10% in ogni paese, ed ora si trova ad abbandonare totalmente l'interesse nell'ambito della formazione per far fronte alla crisi finanziaria. Forse perchè è dai tempi della Moratti che si definanzia l'autonomia scolastica. Forse perchè la legge 133 ha totalmente devastato il livello di sopravvivenza economica degli istituti. Forse perchè i recenti tagli agli enti locali indeboliranno ancora di più il livello dell'edilizia scolastica. O forse un po’ per tutte queste ragioni e tante altre.

In questo quadro di grave sofferenza delle scuole, e ovviamente di chi le vive, ovvero gli studenti, i docenti e il personale della scuola, è stata resa nota attraverso il nuovo portale del MIUR Scuole in chiaro la portata di come i costi del definanziamento alla scuola stiano ricadendo sulle famiglie. A partire dal 2008 si è fatta strada la possibilità per le scuole di chiedere contributi aggiuntivi per arricchire l'offerta formativa e migliorare l'edilizia scolastica. In questo modo è stato introdotto un elemento pericolosissimo.

Tralasciando il fatto di per sé grave che le scuole utilizzano quei contributi anche per le loro spese ordinarie, in un quadro come quello attuale: in cui le scuole non riescono a garantire neanche l'offerta minima, è automatico il meccanismo per cui il contributo libero diventi uno strumento necessario, e non accessorio, e soprattutto imposto.

Per la sopravvivenza degli istituti vengono richiesti sacrifici sempre maggiori alle famiglie degli studenti, passa l'idea per cui l'istruzione non sia un diritto a cui tutti devono liberamente accedere senza oneri e costi, ma un privilegio per cui bisgona fare sempre maggiori sacrifici economici. In un contesto come quello italiano la situazione tenderà ad aggravarsi; è sufficiente vedere i redditi delle famiglie i cui figli frequentano istituti tecnici e professionali e confrontarli con quelli delle famiglie che frequentano i licei, è sufficiente vedere dove si iscrivono gli studenti migranti (sempre nei tecnici e professionali), dove sono i licei migliori (nel centro delle città) e che scarto spesso ci sia con le scuole delle periferie, per accorgersi di come le famiglie di reddito più alto potranno permettersi di continuare a garantire un'offerta formativa alta ai propri figli e viceversa, in contesti sociali meno semplici, le scuole saranno costrette al collasso economico o al taglio sconsiderato dell'offerta.

Vuole essere questo l'ennesimo passaggio di indebolimento della scuola pubblica per aprire definitivamente le porte ai finanziamenti privati e piegare l'offerta formativa agli interessi delle aziende, come aveva in testa l'onorevole Aprea nel 2008 con il suo progetto di legge? Come sindacato studentesco non possiamo accettare quest'idea di scuola e ne rivendichiamo una totalmente differente; abbiamo già avviato vertenze nelle scuole per impedire di imporre alle famiglie non in grado di sostenerli contributi illegittimi, a breve apriremo anche con il Ministero un'iniziativa politica per risolvere a monte il problema.

La discontinuità con Gelmini va maturata anche in questo.