Sabato in Val di Susa la manifestazione popolare è stata una grande festa, colorata e piena di musica, un lungo corteo di decine di migliaia di cittadine e cittadini determinati ad esprimere la loro contrarietà alla Tav.
Sembrano due paesi diversi quello del corteo festoso e quello che è emerso subito dopo. L'inizio è stato subito sabato sera, quando i viaggiatori in direzione di Milano hanno trovato la speciale accoglienza della Polfer in tenuta antisommosso. La giustificazione delle cariche e dei lacrimogeni, sparati fin dentro i vagoni del treno, sarebbe il fatto che un gruppo di ‘antagonisti’ voleva salire senza il biglietto. Siamo insomma al far west, alla giustizia sommaria. Non si usa più fare la multa, si usa la violenza in modo indiscriminato e cieco, finendo per colpire persino passeggeri che nemmeno erano stati alla manifestazione.
Lunedì mattina, a seguito dell'Ordinanza del Prefetto di Torino a carattere d'urgenza, operai e forze e dell'ordine hanno iniziato ad ampliare il perimetro delle recinzioni verso i terreni dei privati. Come spiega il team dei legali del movimento «L'ordinanza non costituisce inizio della attività espropriativa in quanto il Prefetto non ha comunque affatto autorizzato l'occupazione dei terreni privati e, ciononostante, le forze dell'ordine hanno permesso la recinzione dei terreni privati in assenza di alcuna autorizzazione».
È proprio in questa fase che capita il tragico incidente a Luca Abbà, noto esponente del movimento No Tav e proprietario di uno dei terreni. Luca sale su un traliccio dopo essere sfuggito ai controlli delle Forze dell'Ordine, «Sono pronto ad appendermi ai fili della corrente se non la smettete» avrebbe urlato. Quando qualcuno si arrampica per protesta su qualche gru di solito si ascoltano le sue ragioni e si tratta per farlo scendere, non si manda un agente a tirarlo giù. Ma siamo in un altro paese appunto, non in quello normale. Luca si avvicina troppo ai cavi dell'alta tensione e rimane folgorato ed è precipitato a terra, ed ora versa in gravi condizioni.
C'è da chiedersi dove stesse l'urgenza di ampliare il cantiere manu militari, a sette mesi dalla sua apertura, proprio all'indomani di una manifestazione popolare pacifica e così partecipata. O l'obiettivo è proprio frustrare l'entusiasmo di chi è sceso in piazza per dimostrare che protestare è inutile? È la terribile domanda di queste ore: si vuole forse alimentare la paura? Si vuole soffiare sul fuoco per ottenere una reazione violenta utile a criminalizzare un movimento popolare?
La reazione è stata dura, strade bloccate come è successo nel 2005 dopo lo sgombero violento del presidio di Venaus, e manifestazioni e presidi spontanei si sono svolti in molte città italiane.
Restano seri dubbi sul fatto che l'apparato repressivo dello Stato stia operando nel pieno interesse della collettività. Il Governo fermi gli espropri ed il cantiere e proceda a smilitarizzare la Val di Susa, solo così sarà possibile dare spazio in modo credibile ad «una forte riflessione e molto dialogo», come auspica oggi il Ministro degli Interni Annamaria Cancellieri.
Info: moroni@arci.it
(Arcireport n.8 del 28 febbraio 2012)
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