Immaginatevi di fermare il tempo per un secondo ...
Immaginatevi di essere qui e ora
tutti insieme
NON LUOGHI CHE DIVENTANO LUOGHI
VIANDANZA è un attraversamento della città fatto di corpi che
camminano, transitano, colano per gli spazi urbani rallentandone il
respiro e le inquietudini. Si vuole creare un’immagine che susciti
risonanze con chi guarda e contrasti con lo sfondo per la sua lentezza, esaltando i gesti, sottolineando i dettagli, portando in superficie la poesia, al fine di insinuarsi nell’attenzione e fermare il sottosuolo.
L’azione semplice del camminare diventa atto performativo che colma i vuoti urbani, esalta le architetture, mischia i colori, producendo una curiosa relazione tra chi si mette in gioco con il corpo e chi si mette in gioco con lo sguardo.
Si intende raccogliere dei corpi, non necessariamente avvezzi alla
danza, e condurli per le vie attraverso andamenti ripetuti, ridondati,
moltiplicati che contrastano con il normale andare nervoso e incolore,
dando così origine a masse liquide e dense che scivolano in uno spazio
solido e vivo.
Alcune le immagini proponibili, ognuna delle quali identificherebbe un
attraversamento: una camminata lenta all’indietro (a ritroso nello spazio e
nel tempo), un corpo che ne porta sulle spalle un altro (il fardello,
l’inerzia, la salvezza), due corpi che procedono abbracciati come in un
lento (l’intimità, il scegliersi, il contatto), una camminata animalesca
(l’istinto, l’evoluzione); la pittura di queste immagini verrà suggerita,
cercata, guidata durante una fase d’incontro laboratoriale con i
partecipanti.
“Viandanza vuol dire narrazione, a tutti gli effetti. Il passo, unito al battito del cuore e
al respiro, diventa ritmo, quindi metrica, quindi dà una cadenza superiore - poetica
- al tuo parlare. È viandando che vengono le folgorazioni, le immagini e le metafore
che fanno speciale la tua storia. È camminando che si miscelano i pensieri in
modo più originale. "Errabondo", si dice di chi ama perdersi per le strade del
mondo. Ma poiché colui che erra è anche una persona che narra, allora possiamo
inventare una parola nuova, narrabondo".
P. RUMIZ, Un piatto di minestra in cambio di una storia. I sogni di un “narrabondo”
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