Appello di artisti e intellettuali contro il mercato unico della cultura

Appello di artisti e intellettuali contro il mercato unico della cultura

Il 14 giugno, data dell'adozione da parte della Commissione europea del mandato definitivo per il negoziato sull'accordo di libero scambio tra l'Europa e gli Stati Uniti, è in gioco la capacità dei popoli a consegnare la loro visione del mondo in opere specifiche, la cui forza sta nell'essere condivise al di là dei confini dei paesi in cui sono nate.
 
Quel che la Commissione europea sta tentando di far adottare dall'Unione europea è uno choc, e una rottura politica senza precedenti.
 
La tentazione dell'Europa di far saltare gli argini che sostengono la creazione europea, la sua diffusione, il suo finanziamento non sono purtroppo una novità. Essa si era espressa già 20 anni fa durante i negoziati del Gats, ma era venuta meno col riconoscimento dell'eccezione culturale. Ora ci appare chiaro che quella era una vittoria fragile ed effimera. Col mandato negoziale proposto l'eccezione culturale si trova più che mai sotto la minaccia dei voraci appetiti di coloro che nelle politiche culturali non vedono altro che ostacoli e vincoli, dimenticando deliberatamente i successi delle coproduzioni tra paesi europei, la dinamicità della creazione europea, tutti i premi ricevuti nel mondo, e i cineasti che, con le loro opere individuali, si fanno ambasciatori dell'identità europea.
 
Non bisogna ingannarsi: il mercato unico della cultura diventerebbe presto il mercato unico della cultura americana.
 
Il nostro appello è quello dei cineasti, ma anche quello dei cittadini europei che, insieme con altri e 6000 europei hanno firmato una petizione per ricordare che l'eccezione culturale non è negoziabile. Non possiamo rimanere con le mani in mano mentre José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea e Karel De Gucht, Commissario per il Commercio estero, si compiacciono in questo gioco all'inganno in cui si mescolano maldestre menzogne, false promesse, e vere rinunce. Alla fin fine, le opere, i film, creazioni che sono parte dell'identità europea, non sarebbero altro che moneta di scambio nel negoziato commerciale.
 
Il Parlamento europeo ha approvato di recente a larga maggioranza una risoluzione in cui viene chiesta l'esclusione del settore audiovisivo dal mandato negoziale. Inoltre, la Convenzione dell'Unesco, ratificata in pompa magna dalla Commissione nel 2006, prevede esplicitamente l'eccezione culturale. La Commissione non se ne cura: se ne lava le mani e va avanti nel completo disprezzo dei testi e dei pronunciamenti delle rappresentanze nazionali. Si tratta di una grande anomalia e di un inammissibile passo indietro per la democrazia europea.
 
La Commissione ci spiega che il negoziato rappresenta una svolta nelle relazioni geopolitiche a livello mondiale. Una svolta? Quale? Quella in cui un intero continente è pronto a rinunciare al proprio diritto di difendere la sua cultura? Nulla può giustificarlo e tutto vi si oppone!
 
Gli americani hanno capito bene, e da lungo tempo, che la cultura e il cinema sono uno dei ferri di lancia della potenza di un continente. Nondimeno, questi stessi Americani sembrano essere pienamente a loro agio su mercati locali forti, che contribuiscono a trainare il mercato per le loro produzioni. Harvey Weinstein e Steven Spielberg si sono peraltro fatti eco delle preoccupazioni europee durante del Festival di Cannes appena concluso, esprimendosi pubblicamente a favore dell'eccezione culturale e salutando il suo ruolo a favore della diversità della creazione.
 
Che paradosso vedere i nostri colleghi americani venirci in soccorso per evitare che l'Europa stessa distrugga quanto rimane delle proprie ambizioni di creazione e di diversità culturale!
 
Quanto rammarico nel vedere il presidente della Commissione europea e il suo Commissario per il Commercio minare le basi della diversità culturale europea, e garantire ai famosi Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon) il diritto di prosperare sul territorio europeo continuando a esentarsi da qualsiasi contributo a favore della creazione e della cultura, al riparo delle regole nazionali! Quale scelta di società intendono favorire: quella oscura e ultra liberista dei giganti di internet, o quella di un'Europa illuminata dalla sua cultura, e con le regole che ciò comporta?
 
In un momento in cui il deficit democratico nel funzionamento dell'Unione europea fa vacillare pericolosamente l'idea dei padri fondatori, non compromettiamo la diversità culturale che è alla base del nostro irraggiamento e della nostra identità europea. Il 14 giugno, noi speriamo in un moto da parte dei Paesi europei per rifiutare questo rinnegamento culturale che ci sta disponendo la Commissione europea!
 
Firmatari:
Pedro Almodovar
Andrea Arnold
Niels Arden
Lucas Belvaux
Bernardo Bertolucci
Susanne Bier
Roberto Jiménez Bozada
John Boorman
Daniel Castro
Pedro Costa
Isabel Coixet
Cristina Comencini
Matteo Garonne
Costa Gavras
Jean-Pierre et Luc Dardenne
Manoel de Oliveira
Jaco van Dormael
Per Fly
Stephen Frears
Marco Tullio Giordana
Miguel Gomes
Dácil Pérez Guzmán
Robert Guédiguian
Michael Haneke
Michel Hazanavicius
Agnieszka Holland
Aki Kaurismaki
Abdellatif Kechiche
Joachim Lafosse
Ken Loach
Daniele Luchetti
Dariusz Jablonski
Cesar Martinez Herrada
Ole Christian Madsen
Ursula Meier
Radu Mihaileanu
Rebecca O'Brien
Annette K Olesen
Nicolas Winding Refn
Lone Scherfig
Volker Schlondorff
Ulrich Seidl
Jerzy Skolimowski
Joachim Trier
Margarethe von Trotta
Enrique Urbizu
Andrzej Wajda
Virginia Yagüe
Benito Zambrano
Krzysztof Zanussi
 
14/06/2013 fonte arci.it