In Grecia un voto europeista contro le politiche della ‘troika’

In Grecia un voto europeista contro le politiche della ‘troika’

Creato: Mon, 14/05/2012 - 23:07
In Grecia un voto europeista contro le politiche della ‘troika’

In Grecia un voto europeista contro le politiche della ‘troika’

Il voto greco rappresenta una di quelle rare occasioni elettorali in cui su vincitori e vinti non possono esserci molti dubbi. Ha perso il ‘comitato bancario di salute pubblica’, rappresentato dai due grandi partiti fautori del rigore, che per due anni hanno imposto misure d’austerità e umiliato la Grecia, di fatto commissariata dalla troika (Ue, Bce, Fmi).

I conservatori di nuova Democrazia e il socialisti del Pasok ne escono con le ossa rotte e insieme raggiungono appena il 32%, anche se grazie alla legge elettorale greca, coi loro 149 seggi potranno tenere in ostaggio la stragrande maggioranza degli elettori che hanno bocciato il neoliberismo dei tagli, della disoccupazione, della distruzione di società e di vite umane.

Tra i vincitori, al primo posto sta senza dubbio Syriza, la coalizione che, raggiungendo quasi il 18%, è riuscita a intercettare il voto di protesta, anche di moderati e socialisti, diventando il primo partito d’opposizione.

È una vittoria della sinistra dunque, ma anche del buon senso, di quella parte di società che ormai è convinta che non c’è uscita dalla crisi, in Grecia come in Europa, continuando con le politiche di devastazione neoliberista e monetarista applicate finora.

Le ricette della troika hanno fatto sprofondare il Paese in una crisi economica e sociale senza precedenti, mentre la finanza internazionale continua a speculare ed arricchirsi. Tsipras, il giovane leader di Syriza, è riuscito anche a dare un senso profondamente europeista al messaggio di protesta, in polemica con i comunisti del Kke da sempre anti Ue. Ha lavorato bene per una sinistra maggioritaria, europeista e riformatrice, ma capace di vincere senza perdere l’anima.

Questo risultato positivo è arrivato nono­stante una campagna di paura e di ricatti portati avanti non solo da Pasok e Nuova Democrazia, ma anche da funzionari della troika, che ha finito per favorire l’ingresso in Parlamento dell’estrema destra razzista di Chrisi Avgi.

L’attuale distribuzione dei seggi rende molto difficile l’aggregazione di maggioranze. Samaras, dopo poche ore dall’incarico ricevuto dal Presidente della Repubblica greca Papoulias, ha rinunciato.

Tocca ora a Tsipras tentarci, dopo aver annunciato che punta a un governo delle sinistre, obiettivo difficilmente realizzabile.

I numeri rendono dunque molto incerto un quadro che invece invia - tanto più se accostato all’esito delle presidenziali francesi - un messaggio chiaro: sta diventando maggioritaria la presa di coscienza del fallimento delle ricette fin qui imposte per uscire dalla crisi e, contemporaneamente, la fiducia nei programmi anti-austerità. Non stupisce allora che l’unica soluzione già prospettata dai poteri forti, da Bruxelles, da Francoforte, sia quella di mandare di nuovo i greci alle urne.

Come diceva Bertold Brecht «quando il popolo chiese ai suoi governanti di cambiare le decisioni adottate, i governanti decisero di cambiare il popolo».

(Arcireport n.16 dell'8 maggio 2012)
www.arci.it